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Relazione del Presidente all'Assemblea dei Soci 2009 PDF Stampa Email
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Care socie e soci,
siamo giunti al quarantesimo anno di attività di questa realtà, di questo Circolo, che si è costituito, ricordiamolo, esattamente il 19 marzo 1969.

Non crediamo sia retorico evidenziare che si tratta di un traguardo importante, per un’associazione che è vissuta con l’impegno volontario di tantissimi soci, sostenuta in misura assolutamente limitata dai contributi pubblici, che non ha mai svolto alcuna attività commerciale accessoria, seppur consentita dalle leggi vigenti, a supporto delle sue attività.

Siamo stati, e ci confermiamo, una associazione di promozione sociale pura, nel senso di “vera”, e soprattutto per questo meritiamo di essere sostenuti e incentivati a proseguire nei nostri scopi.

Abbiamo avuto la possibilità di esistere grazie al rapporto che abbiamo con la Coop Consumatori Nordest, che ci ha, peraltro, rinnovato nell’ottobre 2007 il comodato dell’immobile fino all’anno 2022, autorizzati a ristrutturarlo per renderlo idoneo a svolgere le tante attività che qui si realizzano, e poter continuare a mettere a disposizione gli spazi a tutti coloro, che sono soprattutto giovani, che intendono esprimersi nella cultura, nelle arti, nella socialità, nella solidarietà.

Affrontiamo, per quanto ci compete nell’ambito di questo appuntamento annuale, alcune questioni che riguardano il momento che l’associazionismo sta’ attraversando, il ruolo che esso può avere in questa fase della vita politica e sociale del nostro Paese.

Le recenti norme stabilite dal cosiddetto “decreto anticrisi”, che pongono a carico delle associazioni oneri di comunicazione che il Governo ha ritenuto utili al controllo che le associazioni stesse effettivamente svolgano l’attività non lucrativa per la quale sono state costituite, rappresentano senz’altro un peso per quelle, come la nostra, che dispongono delle sole risorse per la sussistenza.
Noi non abbiamo remore ad attenerci alle norme di legge.
Poniamo, comunque, una questione.
Il sistema dei controlli fiscali esiste già. Quindi gli strumenti per verificare se nel mondo dell’associazionismo vi sono degli abusi, esistono, ed è sacrosanto che siano utilizzati con il massimo rigore.
Chiediamo che i controlli non siano condizionati da una presunzione di illegalità assecondata da un clima mediatico scandalistico che vorrebbe accomunare la stragrande maggioranza di realtà sane, come la nostra, a quella parte che usa lo strumento associativo per finalità personali e/o poco “sociali”.
Se si affermasse una simile logica si arriverebbe a mettere in discussione la stessa libertà di associazione, e con essa un diritto fondamentale garantito dalla nostra Carta costituzionale.

Condividiamo pienamente le affermazioni del presidente nazionale dell’A.R.C.I., a cui il nostro Circolo aderisce, e cioè “che la nostra associazione è parte di una rete di oltre un milione di soci, che è di natura popolare, si basa su tradizioni antiche, che si apre a nuove esigenze e cerca di dare risposte a nuovi diritti”.
E’ quindi fondamentale per la vitalità della democrazia nel nostro Paese.

Oltre a questo, i valori sui quali ci misuriamo da sempre con determinazione, sono il creare comunità, socialità, solidarietà con tutti quelli che a noi si rivolgono.

E’ per noi importante poter dire “tutti”. Si, “tutti” coloro che aderiscono alla nostra associazione.
Noi abbiamo l’opportunità di disporre di questi spazi e ci sentiamo in dovere di condividere questa opportunità con tutti coloro che, aderendo al Circolo, accettano i principi, i valori, gli scopi che esso persegue.

In questo modo, da anni, siamo impegnati sul fronte dell’integrazione delle comunità di immigrati.

Il nostro Circolo su questo punto è, possiamo dirlo con orgoglio, all’avanguardia, perché da anni lavora per l’integrazione, richiamando i nuovi venuti contemporaneamente ai doveri e alle responsabilità del vivere nelle comunità.
E di questo tipo di associazionismo c’è tanto bisogno nell’Italia di oggi, “un Paese in difficoltà, attraversato dalla crisi economica e dall’insicurezza sociale, da conflitti e tensioni che minacciano la coesione delle nostre comunità e i valori della convivenza civile”.

Queste sono per noi questioni molto importanti:

  • aprire le porte a chi entra nelle nostre comunità, pur nel rispetto dei doveri e delle responsabilità;
  • collaborare con tutte le realtà associative presenti sul nostro territorio;
  • organizzare eventi e manifestazioni - la nostra attività quotidiana, per conoscere, discutere, costruire, essere protagonisti civili.

Crediamo che tutto questo debba servire a rigenerare la società in cui viviamo, e anche la politica, alla quale chiediamo di essere ascoltati poiché pensiamo di poterla arricchire di partecipazione e di cittadinanza attiva.
Sempre il nostro presidente nazionale ha scritto parole che sentiamo nostre: “Noi essenzialmente lavoriamo per riempire il vuoto sociale delle nostre città, contrastare l’ignoranza, l’insicurezza e la solitudine, provando a ricostruire le relazioni umane e i legami sociali, la cultura dei diritti del bene comune”.

Il nostro Circolo si sente di essere parte di tutto ciò, e intende la promozione sociale come un lavoro tenace e continuativo per concorrere al progresso materiale e spirituale di tutta la società.

E, come abbiamo espresso anche altrove, a noi in primo luogo interessa FARE COMUNITÀ, tutti insieme, partendo dal basso e influire veramente sulle scelte sociali.
L’azione volta al fare comunità deve essere sempre di più intensificata, superando tutte le divisioni religiose ed ideologiche perché l’obiettivo fondamentale deve essere il vivere meglio prima il quartiere e poi la città.
A questo proposito riteniamo che le relazioni umane sono la base di una vita migliore, e non possono essere sostituite dalle relazioni sul web; internet deve essere al servizio delle relazioni vere, non luogo principale delle stesse.
Le persone si incontrano dal vivo, vivendo gli stessi momenti e costruendo quando è possibile relazioni significative e non superficiali.

A questo proposito, però, dobbiamo anche precisare che il nostro impegno per creare comunità rischia di essere vanificato se non ci sarà un atteggiamento convergente verso questo fine da parte di tutti, ovvero da parte di tutti quelli che affermano di credere nell’obiettivo che abbiamo indicato.
Il nostro auspicio, come associazione, è che gli attori della vita sociale: partiti, istituzioni, scuole, fedi religiose, società civile e singoli cittadini ridefiniscano i propri ruoli e si impegnino ognuno a fare la propria parte.
Solo in questo modo si può sperare di incidere in qualche modo sulla crisi attuale e porre le basi per un incontro comune di impegno e di civiltà.
Enfatizziamo questi concetti perché non possiamo dimenticare che esiste una difficoltà oggettiva per incontrarsi e lavorare veramente insieme.
Nell’ambito della nostra realtà comunale, nel nostro territorio, quindi, vi è una frammentazione di iniziative, che non può essere taciuta: agenda 21, bilancio partecipativo, solidarietà sociale, promozione della pace, ognuna di queste politiche sembrano essere incomunicanti e di stretta competenza di singoli soggetti: ognuno organizza a va da qualche parte senza che l’istituzione pratichi un minimo di coordinamento.
Fare rete.
Operare per un progetto comune nel quale le singole specificità, vocazioni, siano indirizzate verso un obiettivo: la crescita civile, culturale delle persone, dei cittadini, per favorire la formazione di cittadini consapevoli, partecipi, alla realizzazione di una società migliore.

Fare rete, ne siamo convinti, non corrisponde a sedersi in pochi, attorno ad un tavolo, decidere i progetti da realizzare e, solo dopo che si è deciso, essere disponibili a far entrare nel gioco gli altri.
È un atteggiamento che abbiamo incontrato, che contestiamo, e che proponiamo cambi in una direzione più lungimirante.

La vera inclusione sociale si fa con il contatto quotidiano, con il radicamento nei luoghi, con il sentire le esigenze e i bisogni di chi li esprime nella realtà di tutti i giorni.

Anche se in qualche modo è stato già detto prima, un accenno va ancora fatto all’idea, ormai diventata una pratica comune, invalsa in molte istituzioni pubbliche, di dare in appalto i servizi sociali ai privati.

Riconosciamo il fatto che, anche nella gestione della socialità, è indispensabile dare continuità ad alcune scelte, a servizi che l’impegno volontario non sempre riesce ad assicurare.
Ma riteniamo che le strutture debbano essere a disposizione del territorio, mai sovrastare la libera e spontanea partecipazione delle realtà locali.
Ci riferiamo, in particolare, alle attività volte alla prevenzione di quello che oggi si presenta come un serio problema sociale: il disagio giovanile.
Tale problema deve essere affrontato prima di tutto stimolando la diretta partecipazione dei giovani nell’ambito della vita delle comunità alle quali appartengono, con l’associazionismo spontaneo già presente, dal quale non si può prescindere.
Poi vi sono alcuni servizi che necessitano di continuità, allora le strutture, costituite dalle sedi e dalle risorse umane, devono assicurare un supporto, un sostegno, ma inserito armoniosamente nel progetto comune del territorio, della comunità, delle realtà associative presenti, come noi, da ormai quarant’anni.

Una soluzione che noi come associazione proponiamo è quella di rifarci all’esempio positivo da presentare come metodo. Solo attraverso l’esempio possiamo attivare un circuito virtuoso che passi sopra la teoria e le parole che spesso rimangono solo belle intenzioni. L’esempio di rettitudine e di collaborazione con tutti vale molto di più di tutti i discorsi sentiti ma mai portati avanti fino in fondo.

Passiamo ora ad alcune cose che riguardano il progetto di ristrutturazione dei locali di questo Circolo.

Per dare avvio alla ristrutturazione che abbiamo programmato, a dicembre dello scorso anno abbiamo ritirato la concessione edilizia giungendo, quindi, alla fase attuativa del nostro progetto.

A finanziare, in parte, questo intervento, questa volta sì, è intervenuta la Regione Friuli-Venezia Giulia, alla quale nel 2006 chiedemmo un contributo sulla base della legge che finanzia gli interventi per i centri di aggregazione giovanile e le parrocchie. Quel contributo, di 210.000 euro, copre meno della metà della spesa programmata, di circa 460.000 euro. A gennaio 2008 abbiamo presentato una ulteriore domanda di integrazione del contributo, per coprire tutta la spesa, ma purtroppo ci è stato negato, con la motivazione che l’assessorato non disponeva di sufficienti fondi per soddisfare le richieste ricevute.
Entro fine mese ripresenteremo la domanda, in quanto tale sostegno è essenziale per realizzare quel progetto, in assenza del quale l’attività della struttura nella quale operiamo è in serio pericolo.

Desideriamo in ogni modo portare a compimento i lavori di ristrutturazione, proprio perché questa struttura è un patrimonio lasciato a noi dai nostri padri, dai nostri nonni, quei cooperatori che, dopo aver lottato per la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, hanno costruito la cooperativa, per difendere i loro bisogni primari e per poter condividere occasioni di comunanza e solidarietà; e dal 1969 l’hanno messa a disposizione di questo Circolo per dare continuità ai loro ideali.

Anche per questi motivi abbiamo il dovere di continuare sul percorso tracciato e vogliamo condividere con tutti voi la scelta di lanciare una sottoscrizione specifica, tra i soci, e tutte le persone che vorranno partecipare, per raccogliere fondi da impiegare nella ristrutturazione di questa struttura.

Tutti quelli che ci credono, diano un po’ del loro tempo e delle loro risorse per realizzare questi obiettivi.

Prima di concludere vorremmo solamente mettere in evidenza alcune delle cose fatte e alcune in programma, tra quelle che consideriamo più significative:

  • l’evento organizzato insieme alla Parrocchia per l’incontro con il Centro Siciliano di Documentazione Peppino Impastato contro la mafia;
  • il rilancio del Centro di archiviazione e documentazione della memoria dei Rizzi, che verrà presto presentato in forma ufficiale;
  • stiamo, inoltre, portando avanti, in collaborazione con altre associazioni, il discorso relativo alla Banca del Tempo e del Circolo di Scambio e di Prestito. È un’iniziativa veramente innovativa per promuovere la solidarietà e le relazioni umane mediante lo scambio del tempo a seconda degli interessi e delle necessità di ognuno.

Il nostro quarantesimo compleanno dovrà essere festeggiato, nel corso di quest’anno.
Dovrà essere una grande e bella festa di tutti, tutti quelli che hanno vissuto un’esperienza in questo periodo storico.
E sarà, contemporaneamente, l’occasione per festeggiare i 60 anni della nostra Costituzione repubblicana, in cui riflettere sull’attualità della nostra Carta fondamentale e su quanto si debba fare per realizzare compiutamente i suoi contenuti.

Buon anno sociale a tutti.
Rizzi, 22 gennaio 2009