lib.ars - Fabio Dolso Stampa
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Lunedì 01 Novembre 2010 01:00
Fabio Dolso

Libertà è una parola d'ordine, anche nella produzione artistica.

Per Fabio Dolso le categorie dell'anima, lo spazio e il tempo, si nutrono della libertà. Pensiero e riflessione, immagine e colore, desiderio e appagamento, si sorreggono vicendevolmente ed escono dal tunnel dell'oblio della ragione quando sono rinvigorite dall'energia sempre giovane della libertà. Ma libertà è anche armonia ed equilibrio. Volontà e consapevolezza. E nella sua opera un po’ tutti questi elementi convergono e sottoscrivono un manifesto culturale che si accompagna con un lavoro profondo e dinamico. Perché dinamica è superamento della statica, è completezza nell'insieme di segni che individuano il tracciato di un percorso evolutivo che, se confinato in immagini, viene da lui riprodotto in "pictogrammi": una filosofia dell'immagine che, per questo artista, vigile ai "mezzi sempre più articolati e complessi -scrive- di trasmissione di informazione", è sostenuta ed indissolubilmente legata alla multimedialità, attraverso l'acquisizione dinamica delle immagini si può trasformare in un'esperienza sensoriale di alto impatto emotivo. Ecco dunque come la luce riletta dall'artista diventa struttura portante nelle sue "Kaleidostanze"; la stessa luce che scandisce la vita dell'io fin dall'inizio dei tempi. Quel tempo che cifre e ingranaggi di varia natura hanno tentato di governare. Due elementi, liberamente capaci di percorrere la storia, che con una mossa vincente ed intuitiva vengono intrappolati in una stanza, una sorta di camera antigravitazionale, figlia del Teatro Nero di Praga, in cui immagini e memoria si intrecciano, si confondono e scandiscono i tempi di appropriazione dell'informazione.

Ci troviamo di fronte ad un intellettuale che radicalizza molto il senso di appartenenza al personale mondo di immagini che propone, mondo e mezzi assolutamente meritevoli di attenzione.